giovedì 12 Settembre 2024
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Da La Spezia un pensiero laterale: e se non fosse airbnb il problema?

Ospite di una serata organizzata dalla community di airbnb a La Spezia per presentare i suoi libri più recenti, Federico Massimo Ceschin lancia una provocazione: «E se non fosse airbnb il problema?»

Metti una sera di mezza estate a La Spezia. Metti una location strepitosa, sui colli che separano le Cinque Terre dalla Val di Vara. Metti la popolosa community degli host di airbnb. Metti sul tavolino i 3 libri più recenti di Federico Massimo Ceschinpiccole patrie», «Il nuovo ruolo delle DMO» e «Ma l’Italia è un paese turistico?». E infine metti che l’autore, abituato a stimolare le platee con riflessioni coraggiose, sia guidato da una moderatrice di eccezione – Elisabetta del Soldato – che ha enfatizzato le criticità della Liguria turistica più che impegnarsi a contenerlo. Il risultato?

Il risultato – dopo un’ampia panoramica dello scenario del turismo in Italia, confrontata con la situazione delle destinazioni concorrenti e con le previsioni dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, di Istat, di Demoskopika, di Sociometrica e di altre autorevoli fonti – non poteva che essere sorprendente: «Qualcuno se la prende con i turisti. Altri se la prendono con le compagnie low cost, con le navi da crociera, con le piattaforme di intermediazione e prenotazione, ma probabilmente la realtà che è in Italia non sappiamo governare le criticità, se non quando ormai sono emergenze per cui nominare un commissario. Dovremmo prendercela con noi stessi. E con la classe dirigente che in questi decenni non si è accorta del fatto che… abbiamo un problema», ha chiosato Ceschin.

val di vara

Paradossi stridenti

Incalzato da Elisabetta Del Soldato, l’autore prosegue: «E’ da ritenere del tutto normale che cultura, arti, ambiente, cibo, vino, design, moda e lifestyle continuino ad essere attrattori straordinari di questo Paese. Lo sono dalla notte dei tempi e probabilmente continueranno ad esserlo per lungo tempo ancora. Ma l’orgoglio nazionale non può essere un alibi per continuare a garantire la rendita di posizione senza alcun ricorso alla pianificazione, alla ricerca e all’innovazione».

Per Ceschin ci sono tre paradossi stridenti. Un’attrattività senza valore, come certificato dalla Banca d’Italia che sottolinea i punti dolenti, soprattutto al Sud e nelle Isole che continuano a mostrare difficoltà di collegamenti, connessioni e motivi di integrazione, che si vanno sommando alla fragilità di un territorio sempre più segnato da fenomeni metereologici estremi, compresi gli incendi. «Va poi considerata la mancanza di integrazione dell’offerta e la scarsa pianificazione, che portano ad una programmazione tardiva a sfavore della permanenza media e della spesa media».

C’è poi un’attrattività senza misura: osservando i dati ENIT si può riscontrare che soltanto il 6.5% degli arrivi internazionali guarda a Mezzogiorno, e il 5.8% alle isole, dove certo non mancano straordinari patrimoni di natura, arte e cultura. Per non parlare delle aree interne del Paese e degli Appennini, dove le località “minori” continuano ad essere completamente assenti nei cataloghi dell’offerta (secondo i dati dell’Annuario ISTAT, il 69.4% delle presenze straniere non va oltre Veneto, Trentino-Alto Adige, Toscana, Lazio e Lombardia). «Un recentissimo studio del Parco Nazionale delle Cinque Terre tende a dimostrare che il 70% dei flussi turistici frequenta l’1% del territorio nazionale: un territorio piccolo – solo 1.200 km dalla Vetta d’Italia sulle Alpi Aurine all’Isola di Lampedusa – prevalentemente montuoso, con una densità abitativa che sembra quella di paesi nordici ricoperti dai ghiacci», chiosa Ceschin, che aggiunge: «Continuando a promuovere luoghi comuni e grandi attrattori, non c’è da sorprendersi se Istat prevede che l’Italia perderà altri 5 milioni di abitanti nei prossimi 15 anni».

E infine persiste anche un’attrattività senza consapevolezza. «Lasciamo che l’11% dei laureati fugga all’estero dopo aver investito centinaia di migliaia di euro ciascuno per formarli. E chiamiamo i laureati in storia dell’arte e scienze umanistiche “bamboccioni”, invece di comprendere che potrebbero essere i migliori interpreti e narratori dell’italianità – alza il tono Ceschin – Di fronte ad un settore economico che rappresenta un fenomeno mondiale in forte espansione e fautore di profonde trasformazioni in campo sociale, economico e ambientale, sono necessarie strategie di pianificazione e strumenti di qualità, uniti a una maggiore opera di sensibilizzazione e coinvolgimento di tutte le componenti della società. Occorre con urgenza porre attenzione sia al tipo di sviluppo sia al modello di fruizione, al fine di garantire il rispetto dei limiti delle risorse naturali e la loro capacità di rigenerarsi, oltre ad assicurare una giusta ed equa ripartizione dei benefici».

Una «rivoluzione dello sguardo»

Impegnato a comprendere e limitare i fenomeni di overtourism prima che si chiamasse così, nella Venezia in cui è nato e cresciuto, Ceschin non si è lasciato sfuggire l’occasione: «Fate attenzione: i croceristi non sono turisti, proprio come camperisti ed escursionisti, come spesso anche i pellegrini e i visitatori di una mostra o di un sito culturale. Sono dinamiche diverse, cui si devono plasmare regole diverse e modelli dedicati. Altrimenti si rischia di distruggere anni di costruzione del posizionamento e della reputazione: è sufficiente scorrere le ormai numerosissime recensioni online, che suggeriscono alle Cinque Terre un deciso cambio di passo».

«I miei ospiti – ha raccontato Elisabetta Del Soldatogià dal secondo giorno di permanenza chiedono una meta alternativa perché non desiderano più immergersi nella folla delle Cinque Terre. E questa può essere un’opportunità per luoghi forse meno iconici ma straordinariamente autentici come la Val di Vara, il Parco nazionale e l’entroterra».

«Airbnb non è un problema e, anzi, potrebbe essere uno straordinario alleato, o almeno parte della soluzione – ha concluso Ceschinse solo ci fossero norme adeguate all’innovazione tecnologica che modifica le regole di ingaggio continuamente, mentre l’Italia compete nei mercati con una legge quadro del turismo datata 2001. E inoltre pungoli economici, per incoraggiare le piattaforme digitali, le compagnie aeree low cost, i tour operator e i media a proporre mete alternative, nella logica del “second best”, per dirottare flussi verso le numerose destinazioni ancora ostinatamente considerare “minori”. Come saggiamente ha dichiarato Taleb Rifai quando era segretario generale dell’Organizzazione Mondiale del Turismo presso le Nazioni Unite, “Non esiste un turismo cattivo ma esiste una cattiva gestione del turismo“. Chiedete un’opinione alla Venere influencer…».

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