domenica 8 Settembre 2024
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Anche a Venezia, pistole ad acqua contro i turisti

A Venezia le pistole ad acqua non sono una novità assoluta: i camerieri già le utilizzano per cacciare piccioni e gabbiani dai tavolini di bar e caffè. Ma non (ancora) i turisti, come invece accade a Barcellona, dove alcuni manifestanti contro gli effetti dell’overtourism hanno aperto i «liquidator» sui turisti accomodati nei plateatici

, per l’invito su Facebook Il consigliere comunale di Venezia, Giovanni Andrea Martini (già candidato sindaco per la lista «Tutta la città insieme») utilizza i social media per invitare i cittadini lagunari a prendere esempio dai residenti catalani: «Si tratta di una modalità pacifica e divertente con cui far capire quanto il turismo schiacci la vita dei residenti», scrive il consigliere, illuminando un parallelo tra centri storici italiani ed europei ormai noto al mondo.

Che il sovraffollamento sia ormai sinonimo di insostenibilità economica e sociale per una parte crescente dell’opinione pubblica, è un dato di fatto. Ma la proposta ha suscitato sorrisi e condanne.

L’invito a imitare la Spagna

«Il turismo di massa danneggia la vita quotidiana dei residenti e impedisce al visitatore di godere della città — il post di Martini — A Barcellona e a Malaga la protesta si inquadra su una motivazione fondamentale, che Venezia ben conosce: il caro affitti, che il turismo e le affittanze turistiche hanno determinato. Che ne dite? Ci “armiamo” di pistole ad acqua?».
«Finché si tratta di acqua… potrebbe andare peggio — sdrammatizzano i comici Carlo & Giorgio, alle prese con il tour estivo incentrato su vacanze e turisti — Il timore è che gli spettatori che non sopportano i turisti, vedendoci sul palco a fare questa parte ci accolgano con un esercito di pistole ad acqua».

overtourism a venezia

Chi è pro

La polemica spacca Venezia. C’è chi spera che quella di Martini sia solo una boutade di cattivo gusto, invece altri vedono nella suggestione dei gavettoni scagliati sui visitatori l’esasperazione figlia di una fenomeno da risolvere urgentemente. «Non mi pare nulla di terribile. Trovo la cosa, anzi, a modo suo spiritosa — dichiara Paola Marini, presidente dell’associazione dei Comitati privati internazionali per la salvaguardia di Venezia — Non la riproporrei a Venezia ma credo dia la misura di quanto il turismo di massa sia un nodo mondiale e quanto i nostri sforzi per regolarlo vadano rinnovati. L’abolizione dei B&B entro il 2029 a Barcellona: quello sì è un monito per noi».

Chi è contro

Cambia registro Toto Bergamo Rossi, direttore di Fondazione Venetian Heritage: «Trovo la modalità suggerita poco funzionale allo scopo, a meno che non si voglia strappare un sorriso a chi ci guarda. Va frenato il proliferare di locazioni turistiche con una proposta di legge seria, una normativa che metta un punto di respiro nazionale alla questione».
Una lettura meno diplomatica della «lezione spagnola», unita alla totale bocciatura di una sua versione veneziana, arriva da Raffaele Speranzon, senatore veneziano di Fratelli d’Italia, «basito e tra il divertito e lo sconcertato» davanti alle esternazioni di Martini.
Almeno quanto l’assessore al Turismo, Simone Venturini: «In viaggio siamo turisti a nostra volta e non credo apprezzeremmo essere scacciati a colpi di gavettoni. E poi oggi non mancano tensioni e conflitti sociali, perciò starei attento a lanciare certe provocazioni».
«No» in maiuscolo anche dal presidente di Confcommercio Venezia, Roberto Panciera, che il dito, più che sul grilletto del «liquidator» lo punterebbe verso chi ha cacciato migliaia di famiglie veneziane per trarre vantaggio, affittando case in città solo a turisti.
Non la vede diversamente il patròn di «Mavive», Marco Vidal, che il getto d’acqua lo «sparerebbe» su speculatori e amministratori che regolano il turismo massificato: «Lo rivolgerei alla politica locale, che non ha fatto valere in Italia e in Europa la necessità dello Statuto speciale di Venezia, e a chi ha trasformato la città in un parco a tema. A Barcellona c’è meno voglia di dipendere completamente dall’economia turistica, aspetto dimenticato a Venezia da almeno trent’anni».

La via diplomatica

Dal plateatico del caffè gelateria «Al Todaro», a San Marco, sorride Claudio Vernier, presidente dell’associazione «Piazza San Marco», che di pistole ad acqua anti-colombi e magoghe se ne è viste rubare 60 in quattro giorni. «Ci giocano i ragazzini, le ho dovute sostituire con due da giardiniere da un litro e mezzo — racconta — Anche se ad acqua, la pistola è simbolo di un’arma, non scherziamo. Il turista non va demonizzato ma guidato da chi governa la città».


[Tratto da un contributo di di Costanza Francesconi pubblicato da Corriere del Veneto]

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