domenica 8 Settembre 2024
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Lago di Como, il problema non sono i turisti ma come si governa il turismo

Sull’onda di un’eccitazione post-pandemica che ha dato al turismo una spinta drogata, il lago di Como sta diventando una delle piazze dove tutto sembra possibile. Un territorio da invadere senza regole, vestendolo oggi con un nuovo abito dal “Sapore Miami” e domani chissà. Totalmente incuranti della sua storia, della sua anima, i nuovi barbari del turismo avanzano senza freni. Senza capire che, così facendo, stanno svuotando le località dai reali contenuti che da sempre hanno attirato i viaggiatori.

Il paradosso ha dell’incredibile. Se a Las Vegas hanno cercato di imitare Bellagio, con l’idea di mettersi in casa un po’ di Lario, pensare che il lago di Como debba restituire un po’ d’America è pura follia. Eppure i predatori avanzano senza freni, dimostrando palesemente che il problema non sono i turisti ma chi governa il turismo. E in questo caso a giocare un ruolo fondamentale sono i sindaci, che in primo luogo devono capire che il territorio che amministrano non è loro ma di tutti, che i problemi o le ambizioni di un Comune coinvolgono il destino intero del lago di Como. Il caso del mega-resort di Torno o gli impianti per lo sci al San Primo, in questo senso sono decisamente calzanti.

Lago di Como

Eppure chi cerca di opporsi a questo sciacallaggio senza scrupoli è visto come un oppositore del progresso, come un ostacolo alla nuova economia che avanza. Come se nessuno di loro si fosse reso conto, ad esempio, che i grandi alberghi non sono nemmeno più in grado di trovare alloggi per il loro personale. Sta diventando tutto insostenibile, senza che nessuno si ponga il problema di mettere un freno alle speculazioni. Passata l’onda, il rischio sarà quello di trovarsi in un deserto di cattedrali, vuote.

«Il Lago di Como sta perdendo la sua identità e assomiglia sempre più a un insieme di monadi, mondi separati tra loro dove si incontrano e vivono turisti vip, che spendono per una notte negli hotel di lusso tanto quanto guadagna un operaio in un mese. Gli alberghi sono chiusi in se stessi e piano piano “mangiano” le rive del Lago». Continua a fare discutere il progetto sul polo turistico di lusso che il comune di Torno sta prendendo in esame. Abbiamo raggiunto telefonicamente Darko Pandakovic, docente di architettura al Politecnico di Milano che, con un gruppo di contestazione, si sta battendo, divulgando informazioni, affinché questo non accada.

«Quello che è stato progettato per Torno – spiega Pandakovicnon è un polo turistico, non c’è uno studio così complesso. È un mega hotel a 5 stelle, l’ennesimo, su una superficie di 48.000 metri quadrati. Questo è solo un altro, l’ennesimo, albergo di lusso i cui volumi comporterebbero la demolizione di una villa storica (Villa Invernizzi). Ma non è tutto. Le rive del Lago di Como si sono trasformate in un susseguirsi di proprietà private e campeggi. Sono rimasti pochissimi i luoghi aperti alla balneazione. In questi posti le persone, specialmente da dopo il Covid, sono ammassate come su alcune spiagge di Rimini e Riccione. La gente non sa più dove andare, le porzioni di riva “libere” sono rimaste per solo un 5%. Per non parlare della demolizione delle aree verdi, che sono un grande patrimonio del territorio e che stanno lasciando posto al cemento del lusso. Non c’è più spazio. Dobbiamo sprecare le rive verdi per fare alberghi a favore della plutocrazia mondiale che paga per una notte di più di quanto guadagna operaio in un mese? Qual è il beneficio per la popolazione locale?».

Il progetto, sempre secondo Pandakovic non porterà nessun vantaggio a chi vive a Torno e sulle rive del Lago di Como: «Non bisogna confondere le cose. Quando, in passato, arrivavano vip o presidenti a visitare alcuni borghi e paesi c’era davvero una implementazione per la popolazione locale. Questi alberghi invece sono mondi chiusi in se stessi. Sono delle monadi senza vantaggi. È questa la direzione di cui la gente ha bisogno? Questi hotel chiamano il personale da fuori, i piccoli appartamenti dei borghi vengono affittati dallo staff, si scatena il caro affitti e per chi vuole abitare qui e trovare casa diventa quasi impossibile. Così i paesi si svuotano, a favore di queste oasi extra lusso fagocitate in se stesse».

In questo mondo – che cerca di vendere “experience tutte uguali, costruendo la stessa cornice per qualsiasi paesaggio – bisogna opporsi. Ma per iniziare a farlo occorre prima avere il coraggio di ammettere che stiamo assistendo indifferenti a uno stupro. Perché il lago di Como non può diventare una regina da mostrare al mondo in minigonna. Domani sarà troppo tardi per prendersela con chi l’ha lasciata senza nemmeno le mutande. Quando la regina rimarrà nuda, sfregiata e senza più anima, sarà colpa di tutti.

(Tratto da un editoriale di Maurizio Pratelli per QuiComo)

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