Code, incidenti, calo di elettricità. I visitatori aumentano, le strutture no. Le mete più gettonate sono prese d’assalto dopo la ripresa globale dei viaggi. Così crescono i disservizi e le proteste dei residenti esasperati
Disagi e tensioni in mezza Europa. E in tutta Italia
Una simbolica sintesi di questa estate l’ha offerta il giorno clou della stagione, la notte di Ferragosto: decine di migliaia di turisti e vip al buio nell’affollatissimo Argentario, che si preparava a una giornata di incassi record e che, invece, è rimasto paralizzato da un blackout lungo 48 ore per un sovraccarico di energia.
Ma disagi e tensioni si registrano già da mesi da Nord a Sud, in località balneari e città d’arte, effetti di un fenomeno che quest’anno più che mai è sulla bocca di tutti: l’overtourism, il sovraffollamento turistico insostenibile per la società, l’ambiente e l’economia.
Nella “Instagram island” per eccellenza, Santorini, la ressa per le strade e le code hanno spinto il presidente del municipio di Fira a chiedere ai residenti di non uscire di casa, mentre a Saint Tropez l’invito del sindaco è rivolto ai turisti: «Non venite d’estate».
Lo scontro tra barche
Scenari che non appartengono solo alle più esclusive mete europee, perché l’assalto dei turisti non risparmia nemmeno l’Isola di Giannutri, nell’Arcipelago toscano, ieri cornice di uno scontro tra due barche turistiche a Cala Maestra. Legambiente chiede il numero chiuso, mentre a Monte Argentario il sindaco Arturo Cerulli propone: «Ticket di ingresso come a Venezia». Anche se l’esperimento appena concluso non sembra aver dissuaso i vacanzieri della Serenissima.
Secondo Federturismo, i numeri delle presenze annuali potrebbero superare le aspettative, con un aumento che oscilla tra il 2,5 e il 5 per cento rispetto ai 134 milioni di arrivi del 2023. Ma «questa crescita esplosiva della domanda si scontra con un’offerta che in alcune zone rimane stabile e che peggiora la qualità della vita», spiega Jan van Der Borg, economista e docente dell’università Ca’ Foscari.
Se in Piazza San Marco un cestino può riempirsi in soli 15 minuti in alta stagione, in Sicilia il turismo pesa su risorse idriche già scarse. In Campania l’eccessivo consumo di elettricità lasciava al buio buona parte dell’Isola di Ischia già a luglio, mentre venerdì un blackout ha colpito un migliaio di utenze nel centro di Napoli. «Chi amministra ha sempre sottovalutato gli effetti negativi del turismo — commenta l’economista — adesso i residenti iniziano a reagire».
Sui muri di Firenze
Così da Ponte alle Grazie fino al rione di Oltrarno, anche i muri del centro di Firenze si riempiono delle scritte «Tourists go home!», slogan mutuato dalle proteste contro i turisti a Barcellona, rei di aver fatto lievitare costi di immobili e servizi. E a Verona le guide turistiche cercano una soluzione ai selfie selvaggi che limitano la viabilità: una petizione chiede di spostare la statua di Giulietta dal piccolo cortile che la ospita.
«Incolpare il turista cafone è semplicistico. È l’amministratore locale che deve attuare politiche innovative», continua van Der Borg. Qualcuno ci ha già provato. Come Limone Piemonte, in provincia di Cuneo, con la misura anti-selfie sulla strada panoramica Alta via del Sale, prima intasata da turisti in cerca di una foto e resa più scorrevole con il senso unico alternato.
Capri raddoppia invece la tassa di sbarco, mentre la via dell’Amore, nelle Cinque Terre, ha da poco riaperto al pubblico su prenotazione: 400 posti all’ora. «Ticket e tasse possono bilanciare gli aspetti più negativi dell’affollamento — riflette il docente — ma in alcuni casi serve il numero chiuso».
Il Pil italiano
Le soluzioni che puntano sul contenimento dei turisti non sono, però, ben viste dalle associazioni di categoria e lavoratori del settore. «Il Pil italiano si sostiene grazie al turismo. La risposta non può essere quella di avere meno persone: sarebbe una sconfitta», sostiene Marina Lalli, presidente Federturismo. Di certo serve spalmare i flussi nel corso dell’anno e delocalizzarli, dato che l’80% dei viaggiatori visita solo il 10% delle destinazioni turistiche del mondo.
«Bisogna intervenire sui trasporti, per far sì che anche i luoghi più periferici diventino accessibili», aggiunge. Ma anche «investire sulla qualità e non solo sulla capacità di spesa dei turisti — conclude van Der Borg — la crescita non è sufficiente se non si trova un equilibrio con i residenti».
(tratto da un contributo di Giulia D’Aleo per La Repubblica)